martedì 24 maggio 2016

Osservando l'Argonauta Argo

Il mare di Messina offre a Jeanette Power la materia prima per le sue ricerche. Gli animali marini diventano oggetto delle sue osservazioni. Uno in particolare, la cui presenza abbonda nelle acque dello stretto, attira la sua attenzione. Ha un nome evocativo, e da secoli è oggetto di dispute fra uomini di scienza. La biologa autodidatta inizia così le sperimentazioni sull'Argonauta Argo.

L'impegno che Jeannette mette nelle sue ricerche è, per molti versi, fuori dal comune. Vi si dedica anima e corpo, senza per questo trascurare la cura domestica. Lo scriverà lei stessa anni dopo, nel 1836: "Ho dedicato da molti anni in qua alle scienze naturali le poche ore che avanzano alle mie domestiche cure (che pochi sono in effetti gl'istanti di cui giovarsi possono negli studi le persone della mia condizione e del mio sesso".
Questo impegno la porta a sfidare le convenzioni sociali e il giudizio della gente, adottando comportamenti che nella Messina dell'800 potevano essere considerati "eccentrici", soprattutto in una donna "straniera".
Trascorre quotidianamente molto tempo con i pescatori, che le forniscono gli elementi per le sue ricerche. Esce in mare in barca con loro, ricompensandoli con poche monete o qualcosa da mangiare. Quando questi tirano su le reti, fa spargere sul fondo della barca quanto vi è rimasto impigliato, di modo da poter scegliere a "bell'agio" cosa studiare. Conserva in un piccolo barile pieno di acqua di mare gli esemplari che attraggono la sua attenzione, per poter continuare a studiarli una volta rientrata a casa.
Così facendo, mette insieme una "singolare collezione" di conchiglie e crostacei, e può osservare esemplari di pesci più o meno rari, che sarebbe stato impossibile procurarsi con altri mezzi. E' in questo modo che inizia lo studio sistematico del mollusco cefalopode, conosciuto nell'antichità come Nautilus, ribattezzato da Linneo nel 1785 Argonauta Argo.
In merito a questo mollusco i naturalisti dibattevano da secoli "se il polpo dell'Argonauta si fosse il fabbro della conchiglia in cui di consueto rinviensi, o se simile ai paguri vi si rannicchi dopo che il vero abitatore di quello ne fosse cacciato, o divorato, o naturalmente estinto".
Jeannette Power affronta la questione da vera scienziata, affidandosi all'osservazione e alla sperimentazione. Perchè questo sia possibile, realizza degli strumenti, in quanto, come nota al suo riguardo il suo contemporaneo Alessio Scigliani, "il genio per lo più da sé i mezzi crea".
Osservando l'Argonauta Argo, Jeannette Villepreux Power riesce a risolvere la secolare disputa, ed inventa l'acquario. (PB)