lunedì 20 giugno 2016

A Messina fra natura e scienza

Jeannette Villepreux Power trascorre a Messina quasi 25 anni, dal 1818 al 1843. E' un periodo denso e fecondo, in cui la giovane ricamatrice di Juillac si trasforma, attraverso studi e ricerche, in un'importante scienziata. Questa metamorfosi, quasi un precipitato chimico, si compie a contatto con l'elemento naturale che domina la città di Messina: il mare.

Secondo Michela D'Angelo, una delle principali studiose della vita e dell'opera di Jeannette Villepreux Power, è a Messina che la giovane donna "scopre" per la prima volta il mare.
"A chi, solcate le onde tirrene, giugne in Sicilia, all'imboccatura dello stretto, il mare fa sempre sentirsi in fragoroso gorgoglio", scrive Jeannette iniziando a descrivere la città nella sua Guida per la Sicilia. "Corrono allora alla mente le favole di Scilla e Cariddi, e tutte le meraviglie inventate da' poeti, come per adombrare le ignote cagioni di terribili memorandi fenomeni. Introducendosi indi il legno nel Mare Jonio, ove in più largo braccio si distendono le rive, quivi si succedono ridenti scene di apriche colline e di piagge dolcemente digradanti, e coverte di biade, di vigneti, di giardini, di ulivi, finché alla fine entro il suo seno l'accoglie il magnifico porto di Messina".
Queste righe, quasi una dichiarazione d'amore alla città dello stretto, testimoniano fin dall'incipit la fascinazione che il mare di Messina esercita sull'animo dell'autrice.
Ed è vicino al mare che la giovane coppia elegge domicilio, dapprima nella Strada Ferdinanda 96, in prossimità del porto, poi nella vicina Strada Austria, dove si trovano anche gli uffici della ditta di James Power.
Seguendo l'esposizione di Michela D'Angelo, il soggiorno a Messina di Jeannette Power può essere diviso in due fasi: la prima che coincide, grosso modo, con gli anni Venti e la seconda con gli anni Trenta. Il primo periodo è dedicato alla formazione, alla conoscenza e allo studio; il secondo agli esperimenti scientifici, alle osservazioni sistematiche, alle invenzioni e alle prime pubblicazioni.
Fin dall'inizio, Jeannette Power, che pur appartiene alla buona società cittadina come moglie di un mercante affermato, dimostra di non essere una borghese come le altre. Invece di introdursi nei salotti cittadini e gingillarsi nelle occupazioni consuete per una giovane donna del suo ceto, si dedica allo studio da autodidatta di testi scientifici e di storia naturale, entrando anche in contatto con altri studiosi messinesi come l'ittiologo Anastasio Cocco o collezionisti di "oggetti di storia naturale" come Luigi Benoit.
Si svolge così la sua preparazione scientifica teorica; mentre Jeanette comincia anche ad entrare in un contatto sempre più ravvicinato con il mare. (PB)